Corriere delle Alpi - martedì 1 maggio 2018

Corriere delle Alpi - martedì 1 maggio 2018 (pagina 27)
Sergio Frigo - Dietro quell'anagramma c'è Salgari

Corriere delle Alpi - martedì 1 maggio 2018 (pagina 27)


Dietro quell'anagramma c'è Salgari

Dalla ricerca del racconto perduto spunta uno pseudonimo
finora ignoto dello scrittore


di Sergio Frigo



 È un classico della serendipità, cercare una cosa e trovarne un'altra, molto più importante. Accade anche nella storia che raccontiamo, in cui la ricerca iniziale era mirata a ritrovare il "racconto fantasma" di Emilio Salgari "Lo stagno dei caimani", scritto nel 1901, censito in tutte le bibliografie dello scrittore veronese, ma sempre dato per irreperibile. Quello che invece si è inaspettatamente scoperto lo sveleremo più avanti, per non distrarre dalla ricostruzione della ricerca in sé che al di là del suo esito ha molto di avvincente, nonostante si sia svolta fra archivi e biblioteche piuttosto che nei luoghi esotici amati dal padre di Sandokan e del Corsaro Nero.
 Il ritrovamento si deve a Maurizio Sartor, un appassionato trevigiano che si è fatto un nome fra gli studiosi salgariani, il quale ne ricostruisce l'iter nel volume "Lo stagno dei caimani", appena edito da Bompiani (12 euro), curato assieme a uno dei maggiori esperti dell'opera dello scrittore, il veronese Claudio Gallo. Nel libro trovano posto, oltre a quello citato, altri otto racconti di Salgari firmati con alcuni dei suoi pseudonimi per la rivista "Psiche" pubblicata a inizio del secolo scorso dall'editore Biondo di Palermo.
 Che lo scrittore veronese usasse molti pseudonimi è risaputo, fin da quando faceva il giornalista a Verona e firmava i suoi articoli - oltre che (raramente) col suo nome - Emilius o Emilio (le cronache e le recensioni teatrali) o Ammiragliador (gli articoli di politica estera). Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi ne ricordano altri, nella postfazione alla raccolta: Bertolini, Landucci, Romero... Il più usato era però Guido Altieri, di cui gli autori pubblicano in appendice la bibliografia, costituita da quasi 90 titoli, decisamente corposa anche per uno scrittore reale. E proprio ad Altieri era attribuita, nei repertori salgariani, la paternità di "Lo stagno dei caimani".
 Sartor dunque, nel 2012, si mette sulle tracce del racconto fantasma, cercando prima di tutto di recuperare le raccolte della rivista, nelle biblioteche di Firenze, Roma, Milano, Venezia, Torino, Napoli, in tutta la Sicilia, comprese collezioni e fondazioni private: non trova il racconto, ma la notizia della sua ricerca gira fra i salgariani e finalmente nel 2014 Sartor viene contattato da un collezionista, che possiede una copia del racconto e gliene manda il file via mail. Ed ecco la prima rivelazione, che spiega il mistero della sua lunga sparizione: il libro non è altro che una variante del racconto a puntate "Il Mocassino Sanguinoso", pubblicato dalla rivista "Psiche" nel 1904. La vicenda è ambientata nel selvaggio West, fra tribù di pellerossa acerrimi nemici, e ricorda in qualche modo quella di Giulietta e Romeo, ma soprattutto del salgariano "Il Corsaro Nero": lei - Wallalka - è la bellissima figlia del capo dei Creek, che ha ucciso e scotennato il capo degli Shoshoni, ma si innamora di un giovane guerriero sconosciuto, che a sua volta proprio la notte delle nozze per ritorsione le ucciderà il padre. Straziata dal conflitto tra l'amore per il giovane e il desiderio di vendetta Wallalka sceglie la fedeltà al ricordo del padre, e fa gettare il suo sposo nello stagno dei caimani. Ma non gli sopravviverà: due giorni dopo il suo cuore si spezzerà per il dolore.
 Per Sartor a quel punto la soddisfazione per la risoluzione del giallo si mescola a un po' di delusione perché il racconto non è inedito. Ma il confronto fra le due versioni della storia lo porta a fare la scoperta ulteriore, decisamente più interessante. Nella vecchia rivista si imbatte infatti nel racconto "Un principe al Polo Nord", firmato da uno sconosciuto Giulio Retadi, che ricostruisce la spedizione nell'Artico del Duca degli Abruzzi nel 1899, già narrata (con la stessa enfasi e gli stessi errori) da Emilio Salgari in "La Stella Polare ed il suo viaggio avventuroso". Non solo: una delle illustrazioni del racconto compare anche nello scritto "Fra i ghiacci del Polo Artico", a firma di Guido Altieri. Le due coincidenze diventano una prova nel momento in cui Sartor si rende conto che Giulio Retadi e Guido Altieri non sono altro che un anagramma. In pratica, dunque, lo studioso ha scoperto un nuovo pseudonimo di Salgari, e questo - come spiega Claudio Gallo - è foriero di nuovi ritrovamenti e di un ulteriore ampliamento del già sterminato giacimento letterario salgariano. Una di queste nuove scoperte compare già in questo libro: è il racconto "Il misterioso Tibet", pubblicato nel 1904 nel settimanale "Per Terra e per Mare" e qui riproposto. «Lo stile è indubbiamente salgariano» spiega Sartor «ed è siglato G. R. cioè Giulio Retadi: nessun altro collaboratore della rivista aveva queste iniziali". Insomma, l'avventura continua.

Sergio Frigo



Emilio Salgari: scoperte, ritrovamenti, indagini, ricerche