Bresciaoggi - mercoledì 6 giugno 2018 (pagina 40)
Angela Bosetto - Dal West all'Artico i racconti ritrovati di Emilio Salgari
Bresciaoggi - mercoledì 6 giugno 2018 (pagina 40) |
La nuova proposta di Bompiani
Dal West all'Artico i racconti ritrovati di Emilio Salgari
«Lo
stagno dei caimani» è frutto del lavoro di ricerca di Sartor e Gallo
di Angela Bosetto
Dopo essere stato a lungo l’introvabile oggetto
del desiderio dei collezionisti letterari, «Lo stagno dei caimani» di
Emilio Salgari (1901) è finalmente disponibile in un volume, curato da
Maurizio Sartor e Claudio Gallo, al quale ha dato persino il titolo: «Lo
stagno dei caimani e altri racconti perduti» (Bompiani, pp. 192, 12
euro).
L’antologia, arricchita da una serie di illustrazioni d’epoca, comprende nove rarità che Salgari firmò con gli pseudonimi (utilizzati per aggirare le clausole che lo vincolavano a scrivere in esclusiva per Anton Donath) di Guido Altieri («Lo stagno dei caimani», «La rupe maledetta», «La torre del silenzio», «Un terribile naufragio», «Gli antropofagi del deserto di pietre», «La Mano Rossa»), Giulio Retadi («Un principe al Polo Nord», «Il misterioso Tibet») ed Enrico Bertolini («Il mio terribile segreto»).
Le ambientazioni delle diverse storie, pubblicate a inizio Novecento dagli editori Salvatore Biondo e Giulio Speirani, coprono i vari angoli del mondo (dalle praterie del selvaggio West ai mari della Papuasia, dall’India misteriosa ai ghiacci dell’Artico) e vengono qui presentate – parola dei curatori – nel pieno rispetto dello stile originale poiché «il popolare scrittore d’avventure è ormai entrato a far parte dei classici della letteratura italiana. A soddisfazione di quanti ancora oggi lo amano e lo leggono, senza mai rinunciare a rintracciare l’esatta ubicazione di Mompracem, l’isola che c’è».
Ma, al di là delle esotiche peripezie che hanno reso celebre l’autore, emerge un altro tipo di avventura, forse meno spettacolare delle odissee a cui vanno incontro gli eroi salgariani, eppure altrettanto esaltante quando conduce al traguardo: quella vissuta dai cacciatori di racconti, i quali (come novelli Indiana Jones impegnati a esplorare non tempi maledetti, bensì i meandri della produzione bibliografica) si mettono sulle tracce di tesori cartacei perduti, senza sottrarsi ad alcuna sfida pur di rinvenire i testi e dimostrarne l’esistenza.
Ne parla in dettaglio Maurizio Sartor nell’introduzione, narrando quanta pazienza e passione siano occorse per risalire a «Lo stagno dei caimani», cogliendo l’indizio offerto da un’illustrazione di Carlo Chiostri, usata sulla rivista «Psiche» sia in riferimento all’agognato racconto (in una pagina promozionale del 1903), sia insieme a un’altra novella («Il Mocassino Sanguinoso», uscita fra il 1904 e 1905), per poi scoprire che le due storie coincidevano. O di come sia stato possibile capire chi fosse Giulio Retadi anagrammandone il nome (il cui risultato è Guido Altieri, già citato pseudonimo di Salgari) e comprendendo che «se, come affermò Fëdor Dostoevskij ne «L’idiota», “la bellezza salverà il mondo”, di certo è che ha favorito il ritrovamento del fascicolo scomparso».
E le avventure sono destinate a continuare.
L’antologia, arricchita da una serie di illustrazioni d’epoca, comprende nove rarità che Salgari firmò con gli pseudonimi (utilizzati per aggirare le clausole che lo vincolavano a scrivere in esclusiva per Anton Donath) di Guido Altieri («Lo stagno dei caimani», «La rupe maledetta», «La torre del silenzio», «Un terribile naufragio», «Gli antropofagi del deserto di pietre», «La Mano Rossa»), Giulio Retadi («Un principe al Polo Nord», «Il misterioso Tibet») ed Enrico Bertolini («Il mio terribile segreto»).
Le ambientazioni delle diverse storie, pubblicate a inizio Novecento dagli editori Salvatore Biondo e Giulio Speirani, coprono i vari angoli del mondo (dalle praterie del selvaggio West ai mari della Papuasia, dall’India misteriosa ai ghiacci dell’Artico) e vengono qui presentate – parola dei curatori – nel pieno rispetto dello stile originale poiché «il popolare scrittore d’avventure è ormai entrato a far parte dei classici della letteratura italiana. A soddisfazione di quanti ancora oggi lo amano e lo leggono, senza mai rinunciare a rintracciare l’esatta ubicazione di Mompracem, l’isola che c’è».
Ma, al di là delle esotiche peripezie che hanno reso celebre l’autore, emerge un altro tipo di avventura, forse meno spettacolare delle odissee a cui vanno incontro gli eroi salgariani, eppure altrettanto esaltante quando conduce al traguardo: quella vissuta dai cacciatori di racconti, i quali (come novelli Indiana Jones impegnati a esplorare non tempi maledetti, bensì i meandri della produzione bibliografica) si mettono sulle tracce di tesori cartacei perduti, senza sottrarsi ad alcuna sfida pur di rinvenire i testi e dimostrarne l’esistenza.
Ne parla in dettaglio Maurizio Sartor nell’introduzione, narrando quanta pazienza e passione siano occorse per risalire a «Lo stagno dei caimani», cogliendo l’indizio offerto da un’illustrazione di Carlo Chiostri, usata sulla rivista «Psiche» sia in riferimento all’agognato racconto (in una pagina promozionale del 1903), sia insieme a un’altra novella («Il Mocassino Sanguinoso», uscita fra il 1904 e 1905), per poi scoprire che le due storie coincidevano. O di come sia stato possibile capire chi fosse Giulio Retadi anagrammandone il nome (il cui risultato è Guido Altieri, già citato pseudonimo di Salgari) e comprendendo che «se, come affermò Fëdor Dostoevskij ne «L’idiota», “la bellezza salverà il mondo”, di certo è che ha favorito il ritrovamento del fascicolo scomparso».
E le avventure sono destinate a continuare.
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Emilio Salgari: scoperte, ritrovamenti, indagini, ricerche