La Stampa - lunedì 17 febbraio 2014
Roberta Martini - Era un grande traduttore
il ghost writer vercellese che scrisse per Salgari
il ghost writer vercellese che scrisse per Salgari
La Stampa - lunedì 17 aprile 2014 (pagina 54) |
Era un grande traduttore il ghost writer
vercellese che scrisse per Salgari
Nuovi dettagli sulla vita di Mario Casalino
Lavorò per Sonzogno, Rizzoli e Mondadori
di Roberta Martini
Un matrimonio quasi quarantenne, le frequentazioni con
Eugenio Treves e Giulio Cesare Faccio, la morte a Milano negli Anni
Settanta. Cominciano ad avere contorni più netti la figura di Mario
Casalino, il giornalista e scrittore che fu un ghost writer di Emilio
Salgari.
Il nome di Mario Casalino,
autore di due romanzi pubblicati negli Anni Trenta, è una scoperta
recente del giovane studioso veneto Maurizio Sartor, che l’ha condivisa
con Felice Pozzo, esperto salgariano che con Casalino ha in comune la
città natale: Vercelli. Pozzo ha continuato le ricerche e, pochi giorni
dopo la pubblicazione della scoperta su La Stampa, è risalito, anche con
l’aiuto del Comune, ad altri dati sull’ultimo ghost writer del padre
del Corsaro Nero. C’è anche un disegno, messo a disposizione da Sartor,
che lo ritrae con gli occhiali, una massa di capelli ricci e il profilo
arguto.
Mario Casalino, nato a
Vercelli il 19 settembre del 1895, sempre a Vercelli si è sposato, nel
1932, con Natalina Delpiano. A Milano, invece, a 76 anni appena
compiuti, ha chiuso gli occhi sul mondo. Oggi però riposa al cimitero di
Billiemme, in una piccola tomba nel campo di San Wermondo.
Evidentemente voleva tornata «a casa», in quella città in cui negli Anni
Venti aveva frequentato due tra i maggiori esponenti della cultura
locale dell’epoca: Eugenio Treves e Giulio Cesare Faccio. «A Faccio –
racconta Felice Pozzo – aveva donato con dedica autografa le proprie
opere Approdi, poesie del 1920, e I fiori dell’istinto, racconti del
1923 conservati alla Biblioteca civica».
Negli
Anni 30 Mario Casalino si occupa di giornalismo e narrativa: firma,
oltre ai due «falsi» salgariani, I cannibali dell’Oceano Pacifico e I
prigionieri delle Pampas, editi da Bemporad, anche Romanzo d’amore,
pubblicato da Carabba. «Non c’è dubbio però – prosegue Pozzo – che
Casalino trovi la propria strada maestra, immediatamente dopo, nella
traduzione di opere straniere, dimostrando di conoscere perfettamente
l’inglese». Si sapeva della sua prima traduzione italiana di Emma di
Jane Austen, ma nel 1945 l’autore vercellese mette mano anche a
Persuasione, l’opera uscita postuma dell’autrice. Ed è sempre una
«prima» italiana. Se in questo caso pubblica con piccoli editori, Ultra e
Denti, Casalino poi lavorerà come traduttore anche per grandi nomi:
Sonzogno, Mondadori, Rizzoli.
Traduce
dall’inglese Marc Twain, James Oliver Curwood, John Galsworthy, Arnold
Bennet e George Moore. Anche quell’Elizabeth Gaskell (e siamo nel 1950)
che con il suo Il paese delle nobili signore piacque tanto a Dickens. Ma
non manca all’appello nel suo lavoro di traduttore anche il francese
con Honoré del Balzac e, quasi a collegarsi simbolicamente con Salgari e
l’avventura, un romanzo di Jules Verne, Il capitano Hatteras.
Roberta Martini
La Stampa - lunedì 17 aprile 2014
Emilio Salgari: scoperte, ritrovamenti, indagini, ricerche
Roberta Martini
La Stampa - lunedì 17 aprile 2014
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